Non ho mai creduto alle coincidenze o alla fatalità, bensì al destino ed agli eventi di cui è fattala vita; piccoli o grandi che siano, occasioni ed imprevisti, che in particolar modo da quando sono mamma sono all'ordine del giorno. Così una semplice passeggiata nel centro di Marostica si è trasformata, grazie alla curiosità della mia bambina, in una nuova conoscenza artistica, e non solo. Le vetrine di una pasticceria erano state abbellite con degli enormi tazzoni di caffè abbinati a delle tele come dei deliziosi biscotti. Il richiamo dello stomaco e degli occhi è stato avvincente ed immediato. Siamo entrate, ci siamo accomodate è ho volutamente lasciato che le opere esposte attorno a me  i comunicassero la loro essenza: luce, energia, anche attraverso i forti richiami e contaminazioni con i grandi maestri, dove l'evidente filo conduttore tra le opere erano solo, solamente le Donne.Inizia così la mia conoscenza con l'artista Gastaldello Roberta, ma ancor prima con Roberta che ho incontrato proprio in questo caffè, e che con grande entusiasmo mi ha permesso di comprendere il suo pensiero artistico, il suo intento pittorico ed i suoi progetti. Roberta è una giovane donna con una folta chioma ribelle che all'apparenza la rende sbarazzina, ma che in realtà si dimostra nei propri discorsi, una donna energica e grintosa; uno slancio questo che si avverte anche nelle sue opere. Abbiamo iniziato una lunga chiacchierata come se fossimo vecchie amiche, e questo è uno dei punti di forza di quest'artista, o “imbratta tele”, come ama chiamarsi, e cioè quella di volere consapevolmente che la propria arte sia accessibile, fruibile ed avvicinabile, insomma che rappresenti totalmente la sua persona e il suo modo di essere. Roberta con molta umiltà parla della propria vita lavorativa, delle proprie esperienze e a delle disillusioni. Grazie a tutto ciò le ha permesso di dare un nuovo senso alle cose, di aprire una nuova dimensione lavorativa attraverso canali energetici inesplorati, ed esprimendosi così anche attraverso l'arte. La storia è chiara al riguardo; non è inusuale, che da una situazione di forte disagio, smarrimento, il genere umano senta l'esigenza di esprimersi in qualche modo, auto collocandosi talvolta in un settore, che in quel determinato momento sente più immediato e rappresentativo. Così è stato per Roberta che ha iniziato nel provare un sentimento di denuncia, sfociato poi in un talento inaspettato e totalmente autodidatta. L'artista inizia con grande determinazione a volersi estraniare da una realtà vissuta, per entrare in una dimensione onirica, preferendo l'atto creativo notturno e utilizzando tele di recupero. Ha avuto così origine nella notte della Pasqua 2019 il viaggio onirico di rinascita di Gastaldello Roberta, la cui produzione è stata un iniziale susseguirsi di opere sperimentali approvate in parte, disconosciute totalmente, di tele ridipinte e soprattutto di una parola d'ordine: EMOZIONE che la lega da subito a tutte le sue opere. Dopo vari tentativi poco convincenti, vi scaturisce il primo taglio artistico che la contraddistingue e dal quale approccio stilistico prende vita la serie delle “Mujer sin rostro”. È fondamentale analizzare le opere attraverso i concetti e le parole chiave fornite dall'artista stesso, poiché ci permettono di andare oltre al visibile,  pprofondendone il significato più intrinseco, provocando dei sentimenti indipendenti dal vero e banale approccio di constatazione se l'opera è di gradimento o se è ben eseguita, ma piuttosto soffermandosi ad analizzare il perché quello che vediamo non ci soddisfa, o che cosa ci trasmette e se è di disturbo. Molto spesso è più importante quello che non percepiamo da quello che vediamo direttamente, perché inconsciamente lo eliminiamo poiché ci turba. È con questo concetto ben  presente che dobbiamo approcciarci ad un ciclo intenso come quello delle “Mujer sin rostro”, una serie drammatica di chiara condanna al femminicidio e di denuncia alla violenza, un energia codarda, talvolta premeditata e capace di annientare la libertà, la vita e l'amore. In questa serie, l'autrice si esprime solo in apparenza con toni tenui e delicati, stesi in maniera piatta, come a sottolineare la staticità di corpi che non possono più muoversi, ma che continuano ad esistere e vibrare attraverso la luce dei colori di abiti e sfondi retrò di gusto parigino, derivate dalla sintesi di raffinatezza di Boldini, Degas attraverso cenni di De Toulouse- Lautrec. L'artista dà un segnale intenso mantenendo seppur attraverso l'utilizzo di vari formati, una stoicità nei corpi femminili, che si contrappongono con la loro impossibilità di fuga, o di una mancata reazione. Sentimento quest'ultimo che non traspare nemmeno dal volto che è totalmente privo di sembianze, come se il viso, l'espressione delle protagoniste non ci sia dato a vedere, perché né importante, né determinante. L'anonimato di fatto è da intenderlo come la violenza subita non vada concepita e identificata con un tratto somatico, colore della pelle o un'occhiata, bensì piuttosto si debba dare visibilità con l'assenza di come questa durezza, contrastata da colori tenui, possa  ancellare l'identità, la personalità rendendo tutte le vittime fragili e dimenticate.Dopo un periodo di sperimentazione, le protagoniste si riappropriano della loro identità, sono più forti e sfidano i loro spettatori con movenze più plastiche che sembrano volersi protendere verso di essi anche con il loro viso. Gli abiti diventano in questa fase grintosi dai colori accesi e vigorosi, come le pennellate che danno ritmo e accompagnano le forme. Le donne mostrano con orgoglio i loro capelli e le loro fisionomie, esse hanno occhi intensi con sguardi languidi, ricordando nelle movenze e nell'im-postazione Tamara De Lempicka, ma incorniciati da volti allungati d'ispirazione modigliana. Esse non fissano l'osservatore poiché non sono interessate a comunicare o interagire con lui, le stesse sono assorte nei loro pensieri e sono andate oltre il tempo presente, come se proiettassero la loro vita già al futuro, dandosi una speranza. I colori vivaci e vibranti, ma talvolta ombrosi, comunicano progettualità e fermento, veicolando un turbinio di sensazioni contrastanti al tempo stesso intrisi di melanconia. In seguito al lock down nazionale, l'artista sente umanamente  l'esigenza di tingere le proprie sensazioni in un periodo dominato dal colore blu, simbolo della pacatezza, declinandolo in tutte le sue gamme che alludono a Picasso nelle sue tonalità e nella sua composizione, mentre gli sguardi melanconici e malinconici di persone rassegnate ad una attesa indefinita, ricordano Cezanne. All'incertezza del momento, si contrappone un' atmosfera di silenzio vuoto, dove è solo con la “Maschera” che si interrompe brevemente, poiché gli occhi della protagonista incrociano quelli del pubblico, quasi a simboleggiare la condivisione dell'istanza storica permeata da uno spiraglio.Grazie all'opera “Attesa n. 4” veniamo traghettati nel periodo “Colori”, dove le donne di Roberta ritornano ad essere vita imbevuta di tinte pure, macchie energiche di colori pieni che si stagliano e riemergono ad esempio da uno sfondo scuro, quasi a simboleggiare la chiusura alle spalle di un periodo buio. Queste Donne, assolute protagoniste, si legano traloro per tematiche ed energie, che continuano ad ispirare l'Artista ed emozionarla, spingendola in una più tarda fase delle proprie creazioni. Nello sperimentare e ricercando un'espressione materica e quindi non limitata alla rappresentazione figurativa, predilige i soli colori acrilici, su tele e talvolta su tavola, pure la convivenza di molteplici materiali e tecniche. Appronta e valuta nuove realizzazioni che possono scuotere ed arricchire di nuove sfaccettature le personalità, mantenendone pur sempre viva la speranza descritta attraverso gli Sguardi ma non Sguardi.

dott.ssa Antonella Cendron-Laurea in Conservazione Beni Culturali-Storica dell'Arte